23010 Piantedo SO

Il santuario di Valpozzo sorge lungo un itinerario battuto per secoli da chi, raggiunta la punta settentrionale del lago, intendeva risalire la Valtellina evitando il fondovalle rimasto paludoso fino alla metà dell’Ottocento.

Naturalmente esistevano percorsi anche sul versante opposto che gode di una ben più felice esposizione al sole, ma Piantedo rappresentava il punto di ingresso alla valle.

Come molti santuari, anche quello di Valpozzo ha la sua leggenda di fondazione: un viandante in transito lungo la via Scalotta viene aggredito da due briganti e trova scampo fuggendo nel bosco e invocando la Vergine, inginocchiato vicino a una sorgente. Con la sua improvvisa apparizione, Maria mette in fuga i briganti e guarisce l’uomo con l’acqua. In segno di ringraziamento la comunità, avvertita dell’accaduto, avvia la costruzione di una cappella lungo il sentiero, dove ora sorge una santella, ma per tre volte i materiali da costruzione vengono ritrovati più in basso, vicino alla sorgente, a indicare il punto dove avviare il cantiere.

L’episodio miracoloso è rappresentato sulla parete destra del presbiterio entro una grande scena dipinta nel 1939 dal lombardo Pino Roveda, autore anche della Pentecoste sulla parete opposta e degli Evangelisti sulle vele della volta.

L’origine tardo medioevale della primitiva cappella è attestata da un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, i santi Giacomo e Antonio abate e le anime purganti riferibile al XV secolo, età che coincide con il formarsi dei primi insediamenti stabili nell’area e con la data 1473 incisa sulla campana più vecchia. Nel corso dei secoli l’immagine è stata replicata su alcuni casolari della zona.

L’edificio delle origini, meta di processioni dai paesi vicini, è stato ampliato fra Sei e Settecento per invocare protezione dalla peste, e ancora tra Otto e Novecento. La torre campanaria (1919-1924), innalzata al termine della Grande Guerra in segno di ringraziamento, svetta sul punto più elevato dell’area, a segnalare l’imbocco della Valtellina. La vasta piana, rimasta a lungo acquitrinosa, si è rivelata idonea allo sviluppo dell’industria e del commercio.

Della primitiva cappella si conserva solo l’antica immagine venerata che, racchiusa entro una cornice in marmo nero, funge da pala d’altare. Tutt’intorno si articola una scenografica Trinità con le anime del Purgatorio e un duplice corteo di angeli e anime sante, eseguita nel 1936 da Eliseo Fumagalli di Delebio.

Nei pressi del presbiterio sono esposti numerosi ex voto che raccontano di una devozione giunta sino ai giorni nostri. Inoltre, in ricordo della sorgente miracolosa, ancora oggi l’acqua sgorga sul fianco della chiesa, dentro una semplice vasca contrassegnata dalla scritta A[ve] M[aria].