Via Gavazzeni, 1, 23018 Talamona SO
Quella di Talamona è la chiesa che non ti aspetti. Un grandioso edificio neogotico edificato tra il 1920 e il 1927, compiuta espressione dell’ultima fase dell’Eclettismo che in Valtellina ha trovato maggior seguito nell’edilizia privata e in quella delle centrali idroelettriche, piuttosto che nell’edilizia religiosa.
Sorge al posto dell’antica parrocchiale della Natività di Maria, magnificata a fine Cinquecento per i suoi ornamenti ma ormai inadeguata a contenere il popolo dei fedeli. Altrove il problema era stato risolto allungando le chiese esistenti, la comunità di Talamona decide invece di costruirne una nuova, conservando della vecchia solo il campanile e il presbiterio, adibito a sagrestia.
Nel 1921 la progettazione viene affidata a un grande architetto e ingegnere milanese, Spirito Maria Chiappetta (1868-1948), che di lì a poco, divenuto sacerdote, sarà chiamato a ricoprire ruoli chiave in Vaticano sotto il pontificato di Pio XI, di cui era amico.
Come era suo costume, Chiappetta disegna ogni dettaglio della chiesa di Talamona: dai contrafforti rastremati, alle monofore archiacute, dai pinnacoli ai trafori delle finestre e delle balaustre, appoggiandosi a Gabriele Passerini di Morbegno per la lavorazione del calcestruzzo armato, di gran moda in quegli anni. La facciata è rimasta incompiuta, ma le due guglie e il traforo del rosone conferiscono alla fabbrica una impronta neogotica di gusto transalpino.
Entrando, impressiona la grandiosità dell’ambiente, coperto da volte innervate da costoloni dorati. Altri dettagli si palesano via via: il pavimento a marmette, la foggia neogotica degli altari laterali, le vetrate istoriate e, nel presbiterio, gli affreschi del piemontese Luigi Morgari (1931).
A far memoria dell’intitolazione della chiesa, nella prima cappella di sinistra è esposto il moderno simulacro di Maria Bambina adagiato in una sontuosa culla sostenuta da angeli.
Non tutto è riferibile al Novecento. Provengono dalla precedente chiesa diversi arredi, come l’altare in radica della prima cappella di sinistra, il fonte battesimale in marmo (1618) e il pulpito divenuto ambone (1697), per tacere delle pregevoli suppellettili conservate in sagrestia.
Inoltre, nella cappella mediana di destra, la statua dell’Immacolata del milanese Giuseppe Antignati (1733) dialoga con la moderna statua della Madonna del Rosario, esposta sull’altare eseguito dai Fratelli Ferrari di Ponte di Legno (1928).
La chiesa è considerata una piccola pinacoteca in quanto conserva dipinti provenienti sia dalla vecchia parrocchiale, sia dal soppresso convento domenicano di Morbegno cui appartenevano, ad esempio, le quattro tele rinascimentali con Storie di S. Giovanni evangelista, presunte ante di una perduta ancona.