Via Cugnolo - 23017 Paniga SO

Costruita alla fine degli anni Sessanta, la gèsa növa di Paniga è stata progettata dal grande architetto Luigi Caccia Dominioni (1913-2016), milanese di nascita ma legatissimo per ragioni familiari alla Valtellina e in particolare a Morbegno, dove trascorre gran parte dell’infanzia.

Raffinato progettista e designer dalla lunga carriera segnata da importanti riconoscimenti, per Morbegno ha concepito la sede della Biblioteca Vanoni e la chiesa di San Giuseppe.


La nuova chiesa della Madonna delle Grazie di Paniga sorge isolata nel verde e si integra nel paesaggio grazie all’uso di materiali della tradizione costruttiva locale: grossi ciottoli di fiume per il rivestimento delle pareti, scandole di pietra (piode) per i tetti. La squadrata severità del muro verso strada è bilanciata dalla leggera curvatura del fronte principale, fiancheggiato da accoglienti spazi coperti. Il sorvegliato rapporto di rientranze e sporgenze, di pareti sinuose e rettilinee, è tratto distintivo delle creazioni di Caccia Dominioni.


Internamente le pareti in pietra delimitano uno spazio fluido, interrotto solo dalle quattro colonne di cemento che individuano la zona destinata al celebrante. Il fonte battesimale è collocato in posizione defilata, vicino alla porta della sagrestia. La disposizione delle aperture è studiatissima: le finestre laterali a ridosso del soffitto definiscono le tappe di una Via Crucis che converge verso l’ampia vetrata d’angolo, alle spalle dell’altare. 


Lo spazio liturgico è invaso dalla luce calda delle splendide vetrate policrome, disegnate dal pittore Francesco Radaelli, padre betharramita capace di far uso dell’espressività dei colori e delle forme per esprimere contenuti di fede.


L’artista ha tratto spunto da un versetto evangelico: “Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto” (Gv 12.20-33). Le vetrate della Via Crucis illustrano il percorso del giallo chicco di grano coperto dalla terra; tutto sembra perduto nell’oscurità del terreno, ma il seme piano piano trova modo di generare nuova vita, germoglia e si trasforma nella pianta rappresentata nella vetrata d’angolo, firmata e datata “RADAELLI 73”


In questo moderno ambiente il legame con il passato è assicurato dall’intitolazione, uguale a quella della preesistente chiesetta nel cuore della frazione, da dove peraltro proviene l’immagine della Madonna del latte venerata vicino all’ingresso. Qui si addensano i fiori e le candele. Qui si indirizzano i fedeli quando entrano in chiesa per un momento di preghiera personale.