Via Pietro Paolo Parravicini, 30, 23017 Morbegno SO

Il centro storico di Morbegno possiede edifici religiosi di straordinario pregio artistico, come la collegiata di San Giovanni Battista o la chiesa di Sant’Antonio annessa al convento domenicano.

L’itinerario del Cammino mariano conduce nelle rispettive piazze, segnalando l’importanza di monumenti capaci di raccontare la storia della cittadina e di rinviare a snodi culturali salienti per l’intera valle.

A far da “chiesa di tappa” è stato però scelto un edificio mariano defilato, certo meno grandioso e appariscente, ma carissimo ai morbegnesi. Uno scrigno d’arte, carico di dolorose memorie e di spiritualità.

 

La chiesa della Beata Vergine delle Grazie si trova lungo la storica via Margna che collega la centralissima via dei negozi con la strada statale inaugurata nel 1939. Viene confidenzialmente detta la gisèta, o chiesetta dei “Pasquìn”, a far memoria della famiglia che nel 1665 l’ha fatta costruire, in un’area al tempo immersa nel verde di vigneti e gelsi.

Doveva trattarsi di una piccola cappella, ma nulla sappiamo del suo aspetto, perché i suoi muri sono stati inglobati entro l’ampliamento di inizio Novecento, che ha comportato il rifacimento della facciata e nuove decorazioni parietali. L’interno appare omogeneo per via degli affreschi eseguiti nel 1912 da Davide Beghè, pittore ligure formatosi all’Accademia di Brera, attivo in diverse chiese fra Liguria e Lombardia. 

L’immagine più cara alla devozione popolare è la Madonna in trono col Bambino entro apposita nicchia sull’altar maggiore. Con tutta probabilità proviene dalla cappella seicentesca, ma prima ancora da altro contesto, mostrando una foggia di fine Quattro-inizio Cinquecento. 

 

La chiesa ha rappresentato il tradizionale luogo di incontro e di formazione per i ragazzi dei ceti contadini che si iscrivevano alla confraternita di San Luigi Gonzaga prima di entrare, da adulti, nella confraternita della Madonna Assunta.

I Luisìn partecipavano alle processioni con l’abito bianco e la mantellina azzurra, e andavano fieri della statua di San Luigi Gonzaga, ricevuta in dono dal vescovo di Como Teodoro Valfrè di Bonzo nel 1905. Viene facile immaginarli con il naso all’insù, a spiare il pittore impegnato sui ponteggi, a far bella la loro chiesa. 

Di lì a poco scoppia però la guerra, e quegli stessi adolescenti cresciuti spiritualmente in seno alla confraternita sono chiamati alle armi. Molti non faranno ritorno, ma nel 1919 i reduci affollano la chiesa per quattro giorni di preghiera presieduti da un sacerdote venuto appositamente dal lago. Negli anni a seguire, toccherà a loro progettare e costruire il primo oratorio maschile in città, dedicato a San Luigi Gonzaga.